venerdì 23 marzo 2012

UOMO DEL MIO TEMPO di Salvatore Quasimodo


Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

(Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo) —

giovedì 22 marzo 2012

SHOCH... UCCISI PER GLI APPALTI PUBBLICI...

Il giudice Imposimato choc: “Falcone e Borsellino uccisi per le inchieste sugli appalti pubblici e il Tav
MARZO 21, 2012

“La mia inchiesta sul Tav, commissionata dal presidente della Commissione antimafia , non è mai stata discussa dalla commissione stessa”. E’ quanto afferma ai microfoni di “Ho scelto Manà” il giudice Ferdinando Imposimato, autore di ‘Corruzione ad alta velocità. Viaggio nel governo invisibile’ (ed. Koiné Nuove Edizioni; pp. 191; € 14,50), un libro inchiesta sulla grande opera dell’alta velocità.





“Quando nel 1992 stava prendendo avvio il Tav, – dice – mi accorsi che quest’opera pubblica era accompagnata da bombe e attentati contro le imprese che si trovavano lungo la tratta. Essendo allora membro della Commissione antimafia, decisi di fare un’inchiesta perché mi resi conto che nell’opera confluiva anche la malavita organizzata al fine di lucrare somme ingenti attraverso la moltiplicazione dei costi. E’ venuto fuori che nel Tav partecipavano politici corrotti e imprese della mafia”. Il costo dell’opera, come venne fuori nei vari processi di tangentopoli, che partiva da 29mila miliardi di lire, avrebbe dovuto raggiungere la somma di 300mila miliardi.



“La cifra – continua Imposimato – serviva per coprire le ‘mazzette’ alla mafia e ai politici. Inoltre, la linea Tav è strettamente connessa con la morte di Falcone e Borsellino, i quali, parallelamente a me, avevano riscontrato le stesse ‘anomalie’ nel progetto Tav”. Tornando indietro cronologicamente, gli omicidi dei due giudici siciliani avvennero nel 1992, circa un anno dopo l’avvio del progetto del Tav. “Nonostante vi siano documentazioni delle connessioni con le mafie e con la corruzione politica, – conclude – la mia relazione non è mai stata discussa nella Commissione antimafia perché dopo due anni venne sciolto il Parlamento, a mio avviso, proprio per la mia inchiesta. Non potendo votare a favore per un’alta velocità imperniata sulla corruzione, la mia relazione non è stata mai più discussa. Tutto questo è di una gravità inaudita in quanto un’inchiesta fatta da un relatore su incarico del presidente della Commissione antimafia, non è mai stata presa in considerazione dalla Commissione antimafia”. #notav#

leggi articolo: http://www.lenovae.it/?p=68649



--------------di MARCO BRACCONI


Landini o Ghedini
Dire che Bersani è prigioniero della Fiom è propaganda pura. Se non altro perché se di prigione si tratta Bersani è decisamente ubiquo. Prigioniero della Fiom, di un partito diviso, di una base parecchio perplessa, di una idea di sinistra che anche nella sua declinazione non massimalista non può gioire davanti alla nuova disciplina dei licenziamenti.
Altro che estremismo. La “manutenzione” dell’articolo 18 non è un bel vedere nemmeno per chi non ha smesso di sognare le magnifiche sorti progressive del comunismo realizzato. E anche fosse.
Meglio essere prigionieri di Landini – che rappresenta un bel po’ di gente - che di Ghedini, che rappresenta solo il suo migliore cliente.

SERVIZIO PUBBLICO















Il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministro dell’Economia e al ministro della Pubblica amministrazione per chiedere il perché di un ulteriore acquisto di auto blu, “in palese contrasto con il contenimento dei costi della politica e della spesa pubblica”.
“Tra i bandi che compaiono sul sito del Ministero dell’economia e delle finanze, infatti – spiega il leader IdV -, c’è anche una gara per la ‘fornitura in acquisto di berline medie con cilindrata non superiore a 1.600 cc e dei servizi connessi ed opzionali per le Pubbliche Amministrazioni’, la cui base d’asta è di oltre 9 milioni e mezzo di euro e il termine di presentazione delle offerte è scaduto lo scorso 8 marzo”.

“Secondo un decreto legge (n. 78/2010) – si legge nel testo dell’interrogazione -, dal 2011 vige l’obbligo di non effettuare spese superiori all’80% rispetto a quella sostenuta nel 2009 per l’acquisto, la manutenzione, il noleggio e l’esercizio delle autovetture. La riduzione del numero, della cilindrata e dei costi delle cosiddette auto blu, inoltre, è stata prevista anche dal decreto legge del 6 luglio 2011 (n. 98), mentre il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio di quest’anno ha esteso a Regioni ed Enti locali le misure di un precedente decreto, datato 3 agosto 2011, che stabiliva criteri di razionalizzazione e trasparenza per l’utilizzo di autovetture di servizio e di rappresentanza da parte delle pubbliche amministrazioni.

Infine – segnala Di Pietro -, secondo il censimento del parco auto delle p.a. per il 2011, svolto da FormezPA su incarico della Funzione Pubblica, 800 macchine risultano inutilizzate. Alla luce di questa notizia e dei decreti citati – conclude il leader IdV – chiedo, quindi, al governo come intenda giustificare l’ulteriore acquisto di auto blu”.



Marino Buzzi
Sallusti, prima di parlare, dovrebbe mettersi un preservativo sulla lingua.


mercoledì 21 marzo 2012

IL REGOLAMENTO DI CONTI

di Domenico Valter Rizzo
| 22 marzo 2012


Più informazioni su: Articolo 18, Cgil, Lavoro, Monti, Pd, Riforma, Sindacati, Sinistra Articolo 18, regolamento di conti Non entro nel dibattito tecnico sul ruolo che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ha, o può avere, nel contesto economico italiano. La faccenda è stata ampiamente risolta da quasi tutti gli analisti degni di fede, come una questione assolutamente marginale. Tutti sanno, anche se fanno finta di non saperlo, quali sono i reali freni agli investimenti esteri nel nostro Paese e allo sviluppo economico.

Non vi è infatti alcuna fila di imprenditori stranieri con le valige piene di “paccate di miliardi” fermi al confine di Chiasso, in attesa che il Governo liquidi le garanzie contenute nell’articolo 18. I problemi in Italia sono altri: un enorme ritardo nelle infrastrutture, una giustizia civile che non garantisce il buon diritto, una burocrazia borbonica che galleggia sulla miriade di autorizzazioni, concessioni che servono solo ad alimentare l’arbitrio e la corruzione e poi la corruzione appunto.

Mario Monti e i suoi ministri tutto questo lo sanno, ma hanno pervicacemente scelto una strada priva di qualunque senso, in aperta contraddizione con l’esigenza di coesione che si rende necessaria davanti ad una drammatica contingenza economica. Perchè?

Quello che sta avvenendo è un regolamento di conti.
Ma non solo. Si sta facendo piazza pulita, non di una norma, bensì di un modello che si è affermato a partire dalla seconda metà degli anni sessanta. Un modello avanzato non delle relazioni sindacali, ma delle relazioni umane.




Un modello di civiltà che aveva premesso all’Italia di superare momenti drammatici, grazie al senso di responsabilità dei sindacati che sapevano che ci si poteva muovere anche in un quadro di sacrifici pesanti, penso agli accordi dell’Eur firmati da Luciano Lama, ma che la salvaguardia dei diritti civili dei lavoratori era garantita, ma soprattutto condivisa. E’ stata la salvaguardia della democrazia sostanziale e dei diritti reali che in essa sono contenuti che i lavoratori hanno difeso, anche col sangue, contro l’assalto dell’eversione e del terrorismo.

Quella che oggi si tenta di abolire non è una norma che tutela i lavoratori davanti al licenziamento privo di giusta causa, si tenta di abolire il ruolo che nella società hanno le classi lavoratrici. Il gesto di Monti (e prima di lui le battute da caserma della Fornero, che oggi si straccia le vesti come una vergine violata per una stupida foto di Diliberto) hanno uno scopo tutto politico e tale intento viene perseguito da una compagine che non ha avuto alcun mandato democratico. L’intento è quello di cancellare ridisegnare i rapporti, cancellando un soggetto sociale e politico: il sindacato.
Un intento che si lega alle iniziative Fiat sul disconoscimento dei contratti collettivi nazionali e la pretesa di scegliersi gli interlocutori sindacali, mettendo fuori quelli più scomodi.
E’, sintetizzo con una battuta, il “modello Pomigliano” che diventa “modello Italia”. Un’Italia dove i gesti simbolici, come togliere l’Unità dalle bacheche, si uniscono a gesti di sostanza, come non far rientrare un solo iscritto alla Fiom a Pomigliano, assumendone la medesima valenza e mandando un messaggio chiaro: c’è chi comanda e chi obbedisce; chi ha diritti e chi non ne ha. Un modello di società arcaico, brutale. Incivile.

Il gesto di Monti è simbolico dunque, ma è anche gravido di sostanza. Isolare la Cgil, spaccare il Pd e distruggere la già di per se’ traballante alleanza di centro sinistra, saranno le immediate e dirette conseguenze dell’abolizione dell’articolo 18. Sono conseguenze previste ed in gran parte auspicate da chi oggi, come la destra estrema, politica ed imprenditoriale, rappresenta il vero azionista di riferimento di questo Governo che non ha più nulla di tecnico, ma è ormai un Governo politico.

Se il disegno dovesse, come appare probabile, compiersi l’Italia che ne verrebbe fuori assomiglierebbe sempre di più a quella che viene descritta con meticolosa precisone nel Piano di Rinascita Democratica: una democrazia formale, in un autoritarismo sostanziale, dove i livelli di libertà saranno irrimediabilmente compromessi. Forse sarebbe il caso di fermarlo questo Governo. E di farlo subito, prima che diventi impossibile.
---------

Alcune ore fa, i lavoratori hanno bloccato la stazione centrale di Napoli per la difesa dell'articolo 18 e dello statuto dei lavoratori.



Domenico Bruni:
La dittatura capitalistica finanziaria parassita ha imposto il suo regime, l’Unione europea al servizio delle banche e degli speculatori ci mette in conto la crisi economica provocata da loro stessi e ci toglie ogni diritto di cittadinanza, da oggi siamo sudditi del profitto e della nuova nobiltà rappresentata dalla politica complice, dalle banche, dalla finanza parassita sfruttatrice.

Tratto da: Se Monti ottiene la fiducia è un colpo di stato, la dittatura della P2, il neo fascismo capitalista. Senza concertazione siamo sudditi del re profitto. | Informare per Resistere

http://www.informarexresistere.fr/2012/03/22/se-monti-ottiene-la-fiducia-e-un-colpo-di-stato-la-dittatura-della-p2-il-neo-fascismo-capitalista-senza-concertazione-siamo-sudditi-del-re-profitto/#ixzz1ptFnBhV1
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!


----------

Sandro Pertini
‎"Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato, perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli, questo non è un uomo libero, sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io."



Articolo 18: siamo di fronte ad un governo che scarica sui lavoratori e pensionati tutti i veri costi delle operazioni che vengono fatte

Articolo 18

22/03/2012
Le annunciate misure governative, che intendono modificare in senso peggiorativo l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori – legge 300 del 20/5/1970,consentiranno di espellere i lavoratori dalle aziende con un semplice indennizzo economico.
Si è consumato uno strappo tra la società civile e la politica su uno dei temi cardine del mondo del lavoro: il diritto a non poter essere licenziati senza un
valido motivo.
I datori di lavoro si stanno riprendendo ciò che i lavoratori hanno conquistato nel 1970 e, peggio ancora, nel mezzo della peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi. E’ molto facile pensare cosa significhi perdere il lavoro oggigiorno ed il Governo dovrebbe lavorare per garantire il lavoro e non per trasformarlo in disoccupazione o precariato.
I danni sociali saranno enormi ed anche il settore assicurativo ne sarà colpito.
La Federazione Nazionale Assicuratori esprime il suo più totale dissenso nei confronti di una decisione del Governo iniqua che consentirà, alle imprese, di licenziare con motivazioni estremamente facili da trovare e con un semplice costo economico, scaricando sui lavoratori i costi di una crisi che non hanno determinato ma solo subito.
Questa misura segue il recente assalto alla normativa sulle pensioni, che costringe i lavoratori a ritardare, a livelli inaccettabili, i tempi necessari per maturare il diritto alla pensione e con importi che si riducono nel tempo.
Questo in nome di un debito pubblico determinato da una classe politica impunita che ha ed ha fatto pagare ai lavoratori il costo dell’assistenza,
realizzata attraverso istituti nobili quali le pensioni sociali e d’invalidità che,
non avendo alle spalle alcun contributo versato, dovrebbero essere sovvenzionate dall’intera collettività, tramite la fiscalità generale e non solo dai contributi che dovrebbero servire a pagare le pensioni di anzianità, soggette a mattanza dal Governo dei professori e quelle di vecchiaia, il cui raggiungimento si è ulteriormente alontanato per lo stesso motivo.
La politica che consente di scaricare solo sui lavoratori i costi della crisi è cinica e lontana da un minimo senso di giustizia sociale.
La F.N.A. si opporrà, con tutti i mezzi democratici a sua disposizione, alle norme di legge che stanno per violentare il complesso di diritti e garanzie, che l’art. 18 consente e si dichiara, sin d’ora, disponibile ad appoggiare un eventuale referendum abrogativo con tutte le proprie strutture.
La F.N.A. impegna tutti i propri quadri sindacali ad una mobilitazione generale con iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica ed i partiti che consentono
a questo Governo di esistere.
Si invitano i colleghi iscritti alla nostra Associazione a far sentire la propria
voce con e-mail ai partiti che sorreggono il Governo ed alla Presidenza del Consiglio.


Autore/Fonte: Sindacato FNA La Segreteria Nazionale